Autore: Eric-Emmanuel Schmitt
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Pubblicato nel luglio del 2019
Edito da Edizioni Tascabili e/o
Pag. 124
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l’adolescente Momo vive con un padre sprofondato in una silenziosa e fosca depressione. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l’unico arabo in una via “ebrea”, titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva… “È solo un arabo, dopo tutto!” pensa Momo, e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero: “Non sono arabo, vengo dalla Mezzaluna d’Oro”. Così comincia la storia d’amicizia, intessuta di ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell’anziano “arabo” nell’incanto di un angolo di mondo nel quale le puttane sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot. Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, acquistano un’auto che nessuno dei due sa guidare e si dirigono verso Oriente, oltre Istanbul, verso una libertà che li fa inerpicare verso l’alto, guidati da quell’arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.
RECENSIONE
Eric-Emmanuel Schmitt si conferma uno scrittore che non lascia indifferenti…
Dopo Oscar e la Dama Rosa ci racconta un’altra storia emozionante…
Tatto, umanità, rispetto, la certezza che la diversità possa essere una ricchezza…
Carissimi Amanti dei libri,
oggi vi parlo del libro di Eric-Emmanuel Schmitt “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, un libro che non solo tocca delicatamente temi importanti ma che si fa posto nel cuore per la sua dolcezza.
Beh, l’inizio spiazza un po’ e forse potrebbe frenare la curiosità di qualcuno, oppure potrebbe accenderla… chissà! Sì, perché la frase di esordio è: “A undici ho rotto il porcellino e sono andato a puttane”. Io sono rimasta spiazzata leggendo queste parole, ma la curiosità che coltivo in me ha vinto perché una frase del genere detta da un bambino di undici anni non se la aspetta nessuno. Così ho iniziato a viaggiare tra le pagine di questo libro…
Tra le strade di Parigi, nella parte meno in vista troviamo Mosè, un bambino ebreo con una situazione familiare difficile, il padre è vivo ma assente e incapace nel suo ruolo di genitore, la madre non ce l’ha perché lo ha abbandonato e partendo si è portato via il fratello, si sente solo. In più deve continuamente sopportare di essere paragonato a Popol, il fratello maggiore che non ha mai conosciuto e che probabilmente deve essere un tipo molto speciale per sentirsi sempre sminuire davanti al suo essere un ragazzino esemplare. Mosè lo vorrebbe proprio conoscere! La loro situazione economica è precaria e presso il negozio in cui fa la spesa spesso ruba qualcosa senza che il droghiere, Ibrahim, se ne accorga o così crede.
Mosè non trova affetto da nessuna parte e decide di andare a cercarlo tra le braccia delle prostitute. Ovviamente questo bambino non può che suscitare tenerezza nelle prostitute per il suo voler diventare uomo troppo in fretta, ma tutto di lui parla di ingenuità come quel peluche che regala come se fosse un tesoro prezioso…
Nella vita così grigia di Mosè l’amicizia con Monsieur Ibrahim diventerà ossigeno in una vita che lo opprime… dove è costretto a badare a se stesso come può, con la sua poca esperienza.
Monsieur Ibrahim, “l’arabo”, viveva praticamente nel suo negozio dalla mattina presto alla sera tardi, veniva definito un uomo saggio da chi lo conosceva ed era sempre sereno, gentile, accogliente. Ma no, non è arabo ma è un musulmano e spiegherà la differenza ad un Mosè curioso e felice di capire. Monsieur Ibrahim ribattezzò Mosè con il nome Momo e sarà per lui un maestro che ridarà senso alla sua vita con la sua amicizia, con il rispetto, con quel magnifico scambio di esperienze che accade quando generazioni diverse si incontrano davvero. Gli insegnerà a sorridere ma anche la tolleranza dei vissuti diversi e dolorosi, di religioni e culture differenti e spesso poco conosciute…
Raccontar tanto non posso vi toglierei il bello di emozionarsi con questa storia senza tempo che fa sorridere e commuovere, sognare e sperare.
Un libro breve dove si concentra tanta delicatezza e bellezza, lo definirei un libro coccola che lascia il segno con leggerezza e con quel tocco di semplicità che parla a bambini e adulti senza risultare mai banale. Un piccolo gioiello letterario che regala la possibilità di riflettere insieme ai protagonisti e di respirare libertà, un viaggio spirituale dove l’umanità è tangibile e le emozioni scaldano l’anima.
Sono certa che alla fine della lettura anche voi avrete un sorriso tra le labbra e forse una lacrima di commozione… perché questa storia fa vibrare le corde più profonde del nostro essere!
Non posso che consigliarvi di fare spazio a questo libro nella vostra libreria e nel vostro cuore… perché non andrà più via!
Roberta Salis
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