Carissimi Amanti dei libri,
il personaggio che la collana “I volti del male” ci presenta questa settimana è Klaus Barbie… un uomo che si è macchiato di parecchie crudeltà!
Perché chi fa del male non si accontenta di farlo a piccole dosi.
Ma facciamo un passo indietro per conoscere la sua storia…
Klaus Barbie nacque nel 1913 a Bonn, in Germania e sin da giovane simpatizzò e prese parte alla propaganda nazista. Nel 1935 faceva parte delle SS e da qui iniziò la sua carriera che aveva come obiettivo lo sterminio degli ebrei. Nel 1940 lo si vede a capo dell’ufficio della Gestapo a Le Havre mentre nel 1943 venne inviato a Lione come capo della Gestapo… A Lione divenne celebre per l’impegno nelle deportazioni degli ebrei e per le persecuzioni a coloro che facevano parte della Resistenza.
L’episodio più famoso lo vede protagonista delle torture a Jean Moulin, il capo della Resistenza francese ma ometto volutamente le torture che inflisse a quest’uomo, vi lascio solo immaginare il suo essere senza scrupoli e il suo godere della sofferenza altrui… i suoi metodi erano di una crudeltà inaudita, era feroce come una bestia e privo di umanità, non provava pietà per nessuno!
Furono tante le persone che testimoniarono di avere subito le sue torture… ma furono più numerose le persone che persero la vita con i suoi metodi disumani. Si calcola che fu responsabile di circa 4 mila assass*ini, dell’arresto di 15 mila combattenti della Resistenza francese e di circa 8 mila deportazioni… di cui naturalmente mai si pentì, era in guerra e in guerra le cose andavano così!
Dopo la guerra inizia il periodo della sua vita in cui visse da clandestino. Addirittura pur di non essere catturato e processato accetta di collaborare con i servizi segreti americani diventando un agente anticomunista!
Nel 1951, parte verso l’America Latina… méta ambita da molti nazisti ricercati e che volevano ricreare il clima del Reich costituendo il quarto Reich. Finì in Bolivia con una nuova identità ma questo non gli evitò negli anni 70 di arrivare al capitolo finale della sua vita… ormai non aveva nulla da perdere, infatti sua moglie morì di cancro e uno dei suoi figli perì in un incidente stradale, era comunque un uomo finito.
Non gli importava nulla di morire e nemmeno di ricordare cosa fece durante la guerra.
Il suo processo venne celebrato tra maggio e luglio del 1987 ma fu chiaro che lui aveva dimenticato dopo quarant’anni e non era un suo problema se c’era chi non aveva dimenticato cosa accadde durante la guerra!
Eh già, era un naz*sta criminale, un sadico, uno psicopatico e un narcisista… dobbiamo aggiungere altro?
Non conoscevo questo personaggio pur essendo appassionata di storia e di Shoah ma credo che davanti a questi uomini ci sia sempre da stupirsi per la loro crudeltà che fa male, che fa pensare… che spiazza!
Roberta Salis
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