L’avvelenatrice. Marie-Madeleine D’Aubray

Autore: Alexandre Dumas (padre)

Edito da ABEditore

Pubblicato nel gennaio del 2015

Pag. 116

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Prima di conoscere la fama grazie alle opere più celebri, Alexandre Dumas si dedicò alla stesura di romanzi che narravano i crimini più efferati e storicamente noti. L’avvelenatrice fa parte proprio dei suoi “Crimes Célèbres” e racconta la storia della marchesa di Brinvilliers, spietata serial -killer del XVII secolo che per rendiconto personale non si fece scrupolo di uccidere avvelenandoli, parenti e conoscenti.

 

 

 

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

oggi per voi un libro piccolo nel formato, “L’avvelenatrice. Marie-Madeleine d’Aubray”, un classico considerato scarsamente e con poco più di 100 pagine scritto da un autore che nella letteratura ha lasciato il segno… Sto parlando di Alexandre Dumas padre, autore che, ovviamente, non ha bisogno di presentazioni, ma forse non sapete che prima di dedicarsi alla scrittura dei suoi più grandi romanzi ha scritto dei brevi racconti che si ispiravano a storie vere, soprattutto a casi di cronaca nera. Un dettaglio che non conoscevo nemmeno io e che mi ha stupito!

Non aspettatevi di abbracciare la scrittura meravigliosa e scorrevole de “Il conte di Montecristo”, quello che troviamo qui è proprio un Dumas ancora “acerbo”, ancora lontano dalla scrittura che ha fatto innamorare milioni di persone con i suoi personaggi indimenticabili… ma vale la pena leggere anche questo piccolo gioiellino letterario, in fondo vedere come può evolvere uno scrittore è sempre bello!

Nel libro che vi presento oggi troviamo un caso di cronaca storica parigina che narra le vicende tratte da documenti reali di Marie-Madeleine D’Aubray nota per essere una spietata avvelenatrice, un’autentica serial killer che non si fece scrupolo a mettere fine con la sua arte la vita di parenti e conoscenti.

Fu pubblicato per la prima volta nella serie intitolata “Crimini celebri”.

In una Parigi dove il mistero, lo sfarzo e gli intrighi non mancavano mai, soprattutto alla corte del re Luigi XVI, ci imbattiamo in una donna che nella vita ebbe tutto: bellezza, intelligenza, ricchezza. Marie-Madeleine D’Aubray, marchesa di Brinvilliers, era una donna nobile ma con una vena di tristezza per non aver sposato un uomo che l’amava e la rispettava, infatti il marito era totalmente disinteressato e amava divertirsi con altre donne. Si può chiamare vita questa?

Davvero questo era il suo destino? No, la marchesa non poteva resistere per sempre e con una grande dose di coraggio e astuzia, supportata dal suo amante decise di mettere in pratica la sua arte segreta per sbarazzarsi del marito e godere dell’eredità.

Ma quale arte? Quella di dosare, mescolare e preparare veleni sempre più potenti che somministrava con la complicità dell’amante, che sarà il suo insegnante e che non le nasconderà nulla di quest’insolita arma letale, al personale della servitù… La marchesa si mostra così in tutta la sua freddezza, è una donna spietata, senza scrupoli e calcolatrice che sacrifica le vite altrui come fossero mosche e che mostra pienamente il suo lato oscuro…

Quando la donna verrà scoperta e arrestata dalla cavalleria francese potremmo conoscere l’altra faccia della donna, la sua debolezza, il suo lato umano preda delle paure, del rimorso graffiante anche se resta la sua freddezza nel parlare di ciò che ha commesso.

L’attesa del patibolo sarà per lei un’attesa angosciante, sentimento che coinvolgerà anche chi legge, ma i suoi crimini sono troppo gravi per poterla salvare!

Una volta scoperti i suoi misfatti ci si ritrova davanti ad una donna addolorata che perde la sua imperturbabilità e che teme le torture… è come se venisse spogliata del lato oscuro che l’ha caratterizzata quando era una donna libera.

Anche se la scrittura non è sempre scorrevole e il linguaggio a volte è un po’ ostico… non c’è dubbio sul fatto che Dumas richiami l’attenzione su temi importanti e sempre attuali: le luci e le ombre della psiche umana, la tortura e la pena di morte come strumenti di giustizia, la figura della donna…

Sono contenta di avere letto questo libro anche se non lo consiglio a tutti, la scrittura non è molto scorrevole ed è abbastanza prolisso in certe parti, dunque non aspettatevi qualcosa che assomigli ad un romanzo ma pensate più alla descrizione di un fatto di cronaca che non si allontana mai troppo da questo linguaggio. Al di là di questa nota un po’ negativa, la vicenda è realmente interessante e fa riflettere come nemmeno il pentimento della donna le eviti delle torture assurde…

In me è nata profonda compassione.

E mi chiedo… Non sarebbe bastato il carcere a vita? Che bisogno c’era di nutrirsi della sua sofferenza? Ha per caso riportato in vita le sue vittime?

Lettura particolare. Leggetelo se amate i romanzi storici o se siete curiosi, ripeto, non lo consiglio a tutti, ma se come me amate Dumas è interessante vedere il suo volto quando ancora non era un grande della letteratura!

La veste grafica del libro è stupenda ed è per questo che lo considero un piccolo gioiello da collezionare…

Roberta Salis

 

 

 

 

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