Autrice: Lucille Eichengreen
Traduttore: Errico Buonanno
Edito da Marsilio
Pubblicato nel febbraio del 2012
Pag. 91
DESCRIZIONE DEL LIBRO
“Le donne e l’Olocausto” è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucille Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell’esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l’una con l’altra, e si dimostravano un affetto e un’attenzione che era difficile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Altre donne le maltrattavano, le denunciavano, le raggiravano e rubavano il cibo o le scarpe. In tutti i campi di concentramento era più o meno lo stesso. Ma in generale c’era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme. Con una prosa secca e toccante, la Eichengreen sa cogliere il nocciolo, l’essenza delle cose ma senza fare prediche. In più, Lucille scrive con l’autorevolezza della testimone oculare, un valore che presto spetterà solo alla pagina scritta e ai documentari filmati, visto che le fila dei sopravvissuti si assottigliano drammaticamente ogni anno. Lei è una di loro, una sopravvissuta che ha ancora voglia di raccontare la propria storia.
RECENSIONE
Carissimi Amanti dei libri,
il libro “Le donne e l’Olocausto. Ricordi dall’inferno dei lager” è stato scritto da Lucille Eichengreen una sopravvissuta di origine polacca che ha conosciuto le atrocità del ghetto di Lodz e dei campi di stermino di Auschwith, Neuengamme e Bergen Belsen.
Le testimonianze delle donne fino a pochi anni fa erano considerate poco attendibili, le donne venivano viste come inaffidabili e poco obiettive, come se non fossero in grado di raccontare come facevano gli uomini e gli editori non credevano validi i loro racconti… fa pensare questa discriminazione nei confronti delle donne? Può il dolore avere genere o essere minore a seconda del genere quando si parla di campi concentramento e di shoah?
Non credo esista risposta. Solo amarezza.
Fortunatamente, con lo sviluppo degli studi di genere, oggi, gli editori hanno comprese che le esperienze delle donne hanno la stessa valenza e lo stesso peso di quelle degli uomini.
L’autrice ha raccolto nel libro tutta la drammaticità della condizione femminile durante le deportazioni naziste avvenute negli anni ’40, ma mai prima d’ora, si conosceva il punto di vista femminile su questa parte della Storia e l’autrice ce lo fa conoscere attraverso la storia di donne.
Donne che come l’autrice hanno attraversato l’inferno in terra.
Donne che si tendono la mano e donne che diventano astute per necessità, donne rimaste sole che si uniscono quasi a formare una nuova famiglia, donne che si difendono dai maltrattamenti e le ingiustizie, donne private della loro dignità che soffrono, che vengono stupr*te o che sono costrette a prostituirsi per vivere, sono donne comuni… donne come noi…
Ogni capitolo narrato ci fa conoscere una donna, una vita, un’esperienza, un punto di vista sui campi di concentramento e questo ci fa comprendere come ogni persona in un’esperienza dolorosa come quella che tanti hanno subito nei campi di concentramento, abbia una luce diversa nel guardarla e nel raccontarla…quasi a mostrarci la grandezza dell’animo umano capace di interpretare e dare senso in milioni di modi…
Troveremo diversi modi di reagire alle privazioni e al dolore…
Diversi modi di essere vittime e carnefici…
Ma ciascuno sfumatura rivela la nostra umanità fatta di luci e ombre, di una pluralità di esperienze che posso toccare l’animo di chi legge e aprire un nuovo scorcio su quella parte di Storia che vorremmo non si ripetesse più.
Ho apprezzato moltissimo leggere le testimonianze di queste donne, mi ha aperto gli occhi su quello che spesso non viene raccontato, nel bene e nel male… mi hanno commosso gli atti di generosità che riuscivano a compiere in una realtà che invitava all’egoismo per poter sopravvivere. Mi ha suscitato compassione vedere come l’istinto di sopravvivenza renda le persone più dure… ma come si può giudicare chi è passato attraverso l’inferno?
Mi commuove sempre molto leggere storie vere, sono quelle che mi restano dentro e che si imprimono nella mia anima… quanto vorrei che non si dovessero più scrivere storie così, storie di sofferenza e sopravvivenza, storie che restano sospese nel tempo sperando che qualcuno le tramandi perché chi le ha vissute non si perda nell’indifferenza.
Lettura consigliata!
Roberta Salis
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