Autore: Francesco Tronci
Edito da Il ramo e la foglia Edizioni
Pubblicato nel 2022
Pag. 312
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Legalità, responsabilità, rinnovamento, sono i dogmi folgoranti della nuova epoca: l’età della rovina. In un contorto e ossessivo susseguirsi di dibattiti, proteste e slogan di propaganda il Partito del progresso e il Partito della sicurezza si contendono il primato politico per porre fine alla sofferta crisi economica e garantire ai cittadini libertà, ricchezza e un avvenire fecondo. Si abbandonino, allora, le vecchie parole e si diffonda una lingua nuova che parli a ogni individuo di opportunità e di capacità e, soprattutto, lo recluti alle continue riforme, vero leitmotiv dell’azione politica.
Inebriati dalle promesse illusorie dei rispettivi schieramenti, i cittadini si sentono artefici di una poderosa rivoluzione che, guidata dalla bussola dei valori irrinunciabili, si farà carico anche del peso degli ultimi della nazione. Ma sono proprio gli ultimi a svelare il volto autentico dell’età della rovina: un palcoscenico di menzogneri e millantatori di benessere, una lotta pirotecnica all’ultima stoccata televisiva.
In fondo, i due partiti avversari si nutrono dello stesso nettare: la speranza sospesa e la rabbia che scaturisce dalla disillusione. È questa l’amara consapevolezza dell’aspirante, una di quelle voci che nessuno ascolta perché le sue parole sono ormai pezzi di una lingua sconosciuta. Così, in bilico tra rancore e frustrazione, tra desiderio di trovare un posto nel mondo e impossibilità di farcela con le proprie forze, l’aspirante e la sua famiglia si rassegnano alla condizione perenne di non poter permettersi un affitto, un lavoro, un patrimonio. Loro sono i senzacasa, i rei, gli sbagliati, oppressi e dimenticati da chi insegue la chimera di una lucente modernità. Per loro non c’è progresso, ma solo perdita, miseria e vergogna.
“L’età della rovina” offre il credo di una realtà livellata con parole seducenti. Per chi non crede è meglio rimanere in silenzio. Così è, così sarà.
RECENSIONE
Carissimǝ Amanti dei libri,
oggi vi parlo del libro “L’età della rovina” di Francesco Tronci, un romanzo che ho apprezzato molto per il suo essere lo specchio della realtà, quella che conosciamo al giorno d’oggi e che non sfugge ai nostri occhi.
No, tra queste pagine non si parla dell’Italia, la realtà presa in esame non ha un luogo definito ma si presta ad essere identificato con geografie conosciute… quante volte leggendo ho pensato che stesse parlando proprio di ciò che accade qui, quelle parole che sentiamo continuamente, quelle situazioni che mille o milioni di volte hanno popolato le pagine dei giornali o le chiacchiere di bottega.
Qui si parla di politica, di quella politica che sappiamo bene che riguarda ogni Paese, ogni luogo civilizzato, quella politica che contraddistingue i tempi, le epoche, come se fosse eterna, come se da sempre e per sempre facesse parte della società, una politica a cui tutti devono obbedire e sottostare.
“Divergere sarebbe stato come contraddire la realtà,
poiché la realtà era proprietà esclusiva delle opinioni autorevoli”.
(Pag. 56)
Dove regna la politica, tutti viene visto con gli occhi della politica e non c’è scampo per nessuno, se non ci stai sei fuori!
“La parte più istruita e consapevole della società dell’età della rovina credeva nel dovere civile della politica al punto da sostituire la realtà con la realtà politica, e la riflessione sulla realtà finì per coincidere con la riflessione sulla realtà politica: era come se questa potesse ricomprendere tutta la realtà, o come se tutta la realtà rimasta fuori dalla realtà politica non esistesse, non avesse urgenza di realtà, come fosse invisibile, senza nome”. (Pag. 56)
In questo contesto abitato dalla politica e da lui manovrato troviamo gli schieramenti dove ciascuno deve dire il proprio parere, dove ci si erge paladini della giustizia, si abbocca a promesse che spesso non vengono mantenute, si creano pesanti dibattiti, contrasti animati e tra tutte queste cose non può che sorgere divisione, dissenso, frammentazione… perché mai e poi mai la politica metterà tutti d’accordo!
In mezzo a questo caos troveremo uno di noi, l’aspirante, e sfido chiunque a non essersi sentito almeno una volta come lui e a non essere incappato in esperienze contorte come quelle in cui si ritrova: concorsi riservati a coloro che appartengono ad un determinato ceto, selezioni su selezioni per corsi che non portano da nessuna parte, corsi su corsi, tentativi su tentativi e…
“Le vie per un’occupazione erano infinite,
ma partivano tutte da un bonifico bancario”.
(Pag. 77)
Vi ritrovate? Io sì. Una realtà che schiaffeggia senza mezze parole. Schiaccia. Risucchia come un mulinello d’acqua che ti porta più in basso, sempre di più.
Senza la possibilità economica non si è nessuno e non si ha nessuna possibilità.
Così non si va avanti.
Non c’è nessuno spiraglio per un futuro migliore, migliore per chi?
Se non sei benestante non c’è posto per te.
L’autore senza mezze parole traccia i contorni di una realtà che non lascia scampo, cerca in ogni modo di portare il lettore a rendersi conto di essere tra i tanti “aspiranti”, una semplice pedina di una politica dove solo pochi decidono davvero ma lasciano a tutti gli altri l’illusione di essere parte attiva.
Ogni cosa che l’autore descrive è perfettamente in linea con la realtà, ci siamo dentro fino al collo, ne siamo testimoni e vediamo che il relativismo spopola, che gli stessi personaggi che fanno notizia quotidianamente affermano e smentiscono le loro opinioni… ovviamente a seconda del momento!
Tutti promettono e nessuno mantiene. Gli animi si dividono in fazioni dove tutto è fluido e cambia con il cambiare dei giorni senza che nessuno se ne renda conto, nella promessa vi è l’inganno, nell’inganno soggiace la cecità del popolo che vede solo ciò che coloro che governano mostrano… specchi per le allodole, parole che incantano i serpenti, paroloni che nessuno capisce, che confondono, fanno pensare che siano “la cosa giusta”.
Le due fazioni dominanti nel testo: il Partito del Progresso e il Partito della Sicurezza si sfidano ma al di là delle parole non creano nulla di buono e il miglioramento resta solo una parola… che continua ad incantare gli animi e a farli sperare.
“Ogni volta l’aspirante si congedava amareggiato, credeva di avere i valori giusto in mezzo alle persone sbagliate, sentiva di avere i valori sbagliati in mezzo alle persone giuste, individui, ostinati a voler rappresentare chi non voleva più farsi rappresentare da loro. Ascoltando senza interesse le agenzie di stampa, le dichiarazioni del segretario, le controdichiarazioni del vicesegretario, la rettifica del segretario, i proclami sui valori irrinunciabili, l’aspirante si ripeteva: «Ancora pazienza». Questa era la sua strategia politica, la sola che avesse mai sperimentato, un lungo apprendistato per comporre la tensione di una pazienza attiva e inquieta e navigare nell’età della rovina. Un passo dopo lo attendeva, paziente anch’essa, la rassegnazione”.
(Pag. 125)
Ogni descrizione, ogni personaggio, ogni contraddizione narrata non potrà che portare chi legge a immedesimarsi con quanto narrato… una società dove l’opportunismo regna e ciascuno cerca e si muove secondo il proprio interesse senza preoccuparsi di niente e nessuno.
Si percepiranno tutte le attese, le delusioni, le ingiustizie come proprie, forse perché così attuali, quotidiane e frequenti nella nostra realtà.
I personaggi principali sembra quasi di conoscerli da sempre, appaiono familiari così come certi contesti dove la bassezza degli esseri umani si fa strada nei momenti peggiori.
Ho apprezzato il romanzo, la capacità narrativa dell’autore è considerevole anche se in certi passaggi ho percepito un linguaggio un po’ troppo prolisso e articolato… credo che un po’ più di leggerezza ci sarebbe stata bene. Ma è solo il mio punto di vista per un romanzo che ha comunque tanto da dire senza troppi giri di parole. Ci siamo tutti dentro in questa età della rovina!
Ringrazio la CE, Il ramo e la foglia edizioni, per la copia del libro!
Roberta Salis
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