Tutto chiede salvezza

Autore: Daniele Mencarelli

Edito da Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Pubblicato nel giugno 2020

Pag. 204

 

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

 

 

Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.

 

 

 

RECENSIONE

 

 

Carissimi Amanti dei libri,

 

oggi, voglio parlarvi di un libro che mi è rimasto nel cuore, un libro intenso, emozionante e frutto di una storia vera… Vorrei iniziare, riportando alcune righe tratte dal libro:

 

“Mi piacerebbe dire a mia madre ciò che mi serve veramente, sempre la stessa cosa, da quando ho urlato il mio primo vagito al mondo. Quello che voglio per tanto tempo non è stato semplice da dire, tentavo di spiegarlo con concetti complicati, ho trascorso questi primi vent’anni di vita a studiare le parole migioli per descriverlo. E di parole ne ho usate tante, troppe, poi ho capito che dovevo procedere in senso contrario, così, di giorno in giorno, ho iniziato a sfilarne una, la meno necessaria, superflua. Un poco alla volta ho accorciato, potato, sino ad arrivare a una parola sola. Una parola per dire quello che voglio veramente, questa cosa che mi porto dalla nascita, prima della nascita, che mi segue come un’ombra, stesa sempre al mio fianco. Questa parola non la dico a nessuno oltre a me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte.

Salvezza. Per me. Per mia madre dall’altro lato del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza, ma come? A chi dirlo?

O forse questa cosa che chiamo salvezza non è altro che uno dei tanti nomi della malattia, forse non esiste e il mio desiderio è solo un sintomo da curare”. (Pag. 22-23)

 

Sono parole forti e importanti quelle che troviamo nel libro scritto da Daniele Mencarelli “Tutto chiede salvezza”, sono le sue parole, sono parole che raccontano una parte dolorosa della sua storia, un’esperienza che lo ha segnato profondamente nel suo percorso umano.

 

Il protagonista del libro è l’autore stesso, Daniele, che a vent’anni, nel 1994, si ritrova in una clinica psichiatrica per un TSO= Trattamento Sanitario Obbligatorio a causa di un eccesso di rabbia che ha rischiato di far morire il padre.

Il libro si compone di sette capitoli, un capitolo per ogni giorno che Daniele trascorre nel reparto psichiatrico di un ospedale di Roma. Il ricovero nel reparto psichiatrico gli fa incontrare 5 persone, 5 pazienti come lui che saranno i suoi compagni di viaggio durante questa settimana.

 

Nel rapporto con questi 5 uomini, Daniele sperimenterà la paura che gli possano fare del male fisicamente ma anche il terrore di riconoscersi nel loro modo di essere e nei loro disturbi mentali. Dopo l’iniziale titubanza, in quella camera d’ospedale, Daniele troverà in quei 5 uomini, 5 amici, 5 vite, 5 storie diverse, 5 possibilità di riflessione nel delicato e complesso mondo della malattia mentale, del disagio psichico, di quella linea sottile tra normalità e follia…

 

Oltre ai compagni di stanza, Daniele narra del personale sanitario che lavora nel reparto psichiatrico… dello stress che sperimentano ma anche della noncuranza, soprattutto dei medici. Molto significativo e toccante è il racconto di una seduta con uno dei due psichiatri in cui Daniele cerca di tramutare in parola il suo vissuto e il medico si addormenta senza vergogna. Fa male leggere quest’indifferenza come se un malato psichiatrico non avesse diritto ad una speranza, ad una possibilità…

 

I 5 compagni di stanza hanno storie di sofferenza psichica diverse, volutamente non le racconto, mi fa sempre male vedere quanto è fragile la nostra mente, come il nostro equilibrio possa naufragare e mi pare di non saper trovare le parole giuste per narrare queste vite che desiderano salvezza e a cui vorrei regalargliela… se potessi!

 

Oltre ai 5 compagni di stanza di Daniele, incontrerà una ragazza… la cui storia spezza il cuore, trafigge l’anima e ci fa comprendere quanto pesi ogni parola che diciamo.

 

Cosa dire di questo libro? L’ho amato tantissimo, mi ha fatto sorridere, piangere e soffrire. Ho pensato alle persone che conosco che lottano con i disturbi psichici come depressione, disturbo bipolare, psicosi. Le ho viste, le ho conosciute, le porto nel cuore nel loro tentare di vincere quel male oscuro che offusca la loro anima ma che chiedono solo di essere amate. Le ho guardate con rispetto e forse non sono sempre stata in grado di comprenderle… e vorrei sempre che trovassero pace nel loro cuore.

Ho divorato le pagine, mi sono immersa nelle storie narrate, nei momenti scherzosi e nelle improvvise crisi di alcuni di loro. Non ho provato paura ma tanta compassione, tanta voglia di saper guardare con benevolenza chi non riesce a dominare il proprio vissuto, chi non riesce a ritrovare l’equilibrio.

 

Una parola sola, leggetelo! Non ve ne pentirete!

 

Roberta Salis

 

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